Die Hard – Bruce Willis contro tutti


di Igor Carta

Interpretando John McLane, poliziotto con il vizio di imbattersi in terroristi sanguinari, Bruce Willis si iscrisse al club delle grandi star.

Die Hard 3
Die Hard 3

Nel 2015 ha compiuto vent’anni il terzo episodio della serie Die Hard, la saga del poliziotto di New York John McLane personaggio che permise a Bruce Willis di diventare la star affermata che conosciamo oggi. Se nei primi due episodi, Trappola di Cristallo del 1988 e 58 minuti per morire del 1990 vedevano lo sboccato agente mettere i bastoni tra le ruote ai sempre più cattivi terroristi in cui puntualmente si imbatteva, nel terzo ebbe finalmente compagnia, formando forse una delle coppie meglio assortite di sempre, effetto ottenuto anche per merito di un ottimo doppiaggio. Samuel L. Jackson era reduce da due pellicole di grande successo che lo videro quasi protagonista, Jurassic Park, nei panni dell’esperto di computer Ray Arnold, finito divorato dai Velociraptor, ma soprattutto nel ruolo di Jules Winnfield, che insieme al Vincent Vega interpretato da John Travolta movimenta, come se già non ve ne fosse bisogno, la trama di Pulp Fiction.

Ma se nella pellicola di Tarantino i due agiscono su commissione e sembrano avere perfettamente idea di ciò che andranno a fare la coppia di Die Hard, McLane e Zeus, viene mandata allo sbaraglio da un terrorista, Simon Gruber, interpretato da Jeremy Irons, che con la scusa di una vendetta su McLane intende appropriarsi delle riserve auree della Federal Reserve. Mandati allo sbaraglio tra indovinelli, filastrocche e folli corse in auto dagli effetti malsani specie per chi li incrocia. Dopo il primo attentato “Simon ordina”, leitmotiv del film, che McLane esegua alla lettera quanto richiede, pena altre deflagrazioni in luoghi pubblici; la prima è da antologia, con il poliziotto abbandonato nel quartiere afro-americano di New York con un cartello “Io odio i negracci”, salvato da Zeus poco prima che venga linciato da una gang. Più di una volta Jackson con il suo personaggio ruba la scena a Bruce Willis, specie quando si tratta di redarguire i modi e le azioni di McLane, da “Dio quanto guidi male” ad “Hai uno strano modo di farti notare”, fino al memorabile “Hai una moglie? Una santa, pur conoscendoti ti ha anche sposato”.

 

Fu necessario attendere fino al 2007 per il quarto episodio della saga inaugurata con Trappola di Cristallo, ma i tre episodi precedenti hanno numerosi fili conduttori, McLane ed il suo scricchiolante matrimonio, le sue invettive contro i colleghi poco reattivi, le “idee del cazzo” come lui stesso le etichetta che sanno quasi sempre di americanata ma che funzionano, almeno teatralmente.

Valgono la visione? Tutti e tre, assolutamente, specie per le trovate di questo agente fuori dalle righe; il primo e il terzo episodio portano entrambi la firma di John McTiernan, a cui si devono ottime ma poco celebrate pellicole come Basic e Il 13° Guerriero, mentre il secondo venne diretto da Renny Harlin, autore di diversi film interpretati da Sylvester Stallone; del terzo in parte si è già detto, ma anche le altre pellicole hanno i loro bei perché! Ad esempio nel primo, McLane riesce faticosamente a far mandare un’auto della polizia presso il grattacielo Nakatomi; l’agente sta per andarsene rinfrancato dai terroristi travestiti, così Willis non trova di meglio che gettare sulla volante il cadavere di uno di questi ucciso in precedenza. In 58 minuti ne combina diverse altre, ad esempio dopo un conflitto a fuoco in cui uccide un presunto ladruncolo, prende le impronte digitali al cadavere già in rigor mortis dicendo ai becchini: “Secondo me questo qui non ce la fa mica…”

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